Alla riscoperta del Castello di Ahrensperg: indagini archeologiche e fasi ricostruttive

Poco tempo fa vi abbiamo fatto conoscere il sito della Grotta di San Giovanni d’Antro, custode della piccola chiesetta omonima. Oggi vi faremo fare un viaggio alla scoperta del perduto castello medievale di Ahrensperg, in località Biacis (Comune di Pulfero). Rivivrete con noi le vicende archeologiche e le recenti fasi di ricostruzione del maniero, un tempo legato alla suddetta grotta e al suo castello (nel precedente articolo, non vi avevamo accennato al fatto che vicino alla grotta di San Giovanni d’Antro, si ergeva un castello del quale non è rimasta alcuna traccia).

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Il castello di Ahrensperg e quelli vicini di Antro, Urusbergo, Zuccola e Gronunbergo (quest’ultimo ubicato sulla riva opposta del Natisone), costituivano un sistema di fortificazioni finalizzato al controllo e alla difesa contro le invasioni da Oriente, dell’antica arteria stradale che collegava Cividale al Norico.

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Ma nel Medioevo, come faceva questa linea difensiva a comunicare l’eventuale pericolo avvistato? Semplice: immaginate questi castelli, collocati in punti strategici in mezzo al verde dei boschi, che durante le notti buie segnalavano il pericolo accendendo uno dopo l’altro un fuoco oppure inviando segnali di fumo durante il giorno, fino a raggiungere la destinazione, in particolare Cividale che fu capitale del Patriarcato d’Aquileia fino al XIII secolo.
Il castello è citato nelle fonti come esistente dal 1251, anche se le indagini archeologiche hanno rivelato una frequentazione del sito già tra il V e l’VIIl secolo. Di proprietà patriarcale («[…] quod castrum Ahrensperg debeat pertineri D. Patriarchae»), fu abitato dai signori di Antro, chiamati in un documento del 1282 «ministeriales ecclesiae aquilejensis». Nel 1306 fu assediato dal Conte di Gorizia e distrutto nel 1364 dal Patriarca Ludovico della Torre, insieme ai castelli di Antro, Zuccola e Urusbergo; a questa distruzione sopravvisse, nella parte nord-ovest dell’area, una porzione dell’elevato di una torre quadrangolare che fu restaurata nel 1927 dall’Italcementi, in occasione della sistemazione del sito per la costruzione della massicciata ferroviaria Tarcetta-Cividale.

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Al 1511 risale la costruzione (probabilmente riutilizzando le pietre del castello) dell’attuale chiesa dedicata ai santi Giacomo ed Anna, presso la quale all’epoca si riunivano la Vicinia di Biacis e la Banca di Antro (o «Banca della 12 di Antro»); quest’ultima era un Consiglio formato da dodici giudici, eletti dai decani della gastaldia, che si riunivano attorno a delle lastre di pietra (o banche) per amministrare la giustizia. Una di queste lastre sopravvive ancora, collocata nel pronao della suddetta chiesa.

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Oggi il proprietario dell’area castellana è il signor Giovanni Pietro Biasatti, il quale ha deciso di ripristinare e ricostruire le strutture del castello per ospitarvi un ristorante specializzato in cucina valligiana, attraendo così turisti curiosi di storia e cucina, e ridando al sito l’importanza culturale che merita.

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Così hanno avuto inizio, nel 2003, le indagini archeologiche ad opera degli studenti del Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali dell’Università di Udine; indagini dirette dalla Prof.ssa Simonetta Minguzzi (docente di Archeologia medioevale) e protrattesi fino al 2011.
Come detto prima, l’unica parte evidente del fortilizio restava la porzione della torre. Tra il 2003 e il 2005 gli scavi hanno interessato la zona antistante la chiesa dei Santi Giacomo e Anna, rivelando le fondazioni di strutture murarie relative al castello e, più a ovest, i resti di un edificio rustico edificato con le pietre del castello in data sconosciuta, in uso sappiamo almeno fino a XIX secolo, e ripristinato tra il 2007 e il 2008.

A partire dal 2009, e fino al 2010, le indagini archeologiche si sono svolte nell’area nord della chiesa, accanto ai resti della torre, riportando alla luce i muri perimetrali, un ambiente seminterrato quadrangolare con la soglia di accesso e quattro scalini semicircolari, e i muri crollati dei due piani sovrastanti.

Nel 2011 si è passati all’analisi dell’interno della torre in vista del suo consolidamento e ripristino, mentre nel 2012 è stata avviata l’opera di ricomposizione del castello, attraverso il ripristino in altezza dei muri crollati, oggi ancora in stato di completamento.

Durante le campagne di scavo sono stati rinvenuti numerosi reperti materiali, interessanti perché in grado di svelarci lo stile di vita degli abitanti del castello: chiodi, colonne decorative di camini, gangheri, frammenti di recipienti in ceramica (risalenti al XIII-XIV secolo) e in vetro, sistemi di chiusura come chiavi e un boncinello, accessori come fibbie, speroni e cuspidi di proiettili per arma da corda.
I reperti saranno esposti presso Casa Raccaro (sempre a Biacis), dove è stata allestita una mostra dedicata all’artigianato di un tempo e agli aspetti rituali e folcloristici del comune di Pulfero.
Un suggerimento, nell’attesa che il castello ritorni a “vivere” e spalanchi le porte a coloro che vorranno assaporare la sua cucina, lasciatevi affascinare dalle fasi di ricostruzione.

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